Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Quando ogni cosa e' vissuta fino in fondo
non c'e' morte ne' rimpianto,
e neppure una falsa primavera.
Ogni orizzonte vissuto spalanca un orizzonte piu' grande,
piu' vasto.................................
dal quale non c'e' scampo se non vivendo.
(Henry Miller)
Nel gioco della vita
i vincitori non sono coloro che non hanno mai
assaporato il fallimento, ma..............
piuttosto quelli che hanno fallito piu' e..............piu' volte e,
non si sono mai arresi.
I vincitori traggono vantaggio da ogni
fallimento e lo vedono come un passo.......
verso la vittoria........................
Nikj
Di nikj (del 05/05/2008 @ 11:56:45, in Poesia, linkato 595 volte)
Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, così percossa, attonita la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; né sa quando una simile orma di pie' mortale la sua cruenta polvere a calpestar verrà. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sònito mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al sùbito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico che forse non morrà. Dall'Alpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppiò da Scilla al Tanai, dall'uno all'altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che volle in lui del creator suo spirito più vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio; due volte nella polvere, due volte sull'altar. Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor. E sparve, e i dì nell'ozio chiuse in sì breve sponda, segno d'immensa invidia e di pietà profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor. Come sul capo al naufrago l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo delle memorie scese. Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man! Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei dì che furono l'assalse il sovvenir! E ripensò le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli, e il concitato imperio e il celere ubbidir. Ahi! forse a tanto strazio cadde lo spirto anelo, e disperò; ma valida venne una man dal cielo, e in più spirabil aere pietosa il trasportò; e l'avvïò, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio che i desideri avanza, dov'è silenzio e tenebre la gloria che passò. Bella Immortal! benefica Fede ai trïonfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati; ché più superba altezza al disonor del Gòlgota giammai non si chinò. Tu dalle stanche ceneri sperdi ogni ria parola: il Dio che atterra e suscita, che affanna e che consola, sulla deserta coltrice accanto a lui posò.
Eccoci qui,
ciascuno con la sua vita, che è interamente
nelle tue mani.
Ciascuno con i suoi grandi
e piccoli peccati,
che solo tu puoi perdonare.
Ciascuno con il suo dolore
che tu solo
puoi tramutare in gioia.
Ma ciascuno anche
con la speranza che tu ti manifesti
come il solo Dio onnipotente
buono e misericordioso
Karl Barth
Di nikj (del 10/05/2008 @ 12:57:48, in Poesia, linkato 588 volte)
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